World Economic Forum ha dedicato particolare attenzione ai cambiamenti che impatteranno a breve sul futuro del lavoro e ci propone 4 scenari significativi, che riprende da una ricerca di RSA sul futuro del lavoro, eccoli.
In realtà è uno scenario di fatto già presente, non tanto perché le 5 aziende con maggior capitalizzazione del mercato sono tecnologiche, ma perché le tecnologie già oggi dominano il mondo del lavoro e quello sociale attraverso il passaggio da un utilizzo delle tecnologie come supporto per fare delle cose ad un uso della tecnologia come supporto per prendere decisioni. La Big Tech Economy vede un contesto sociale ed economico in cui le tecnologie si sviluppano in modo esponenziale fornendo prodotti e servizi a prezzi sempre più bassi. Questo comporta due elementi significativi: da una parte che le tecnologie sono ormai delle commodities e sono alla portata di tutti, a patto che si assuma il mindset per comprenderle e utilizzarle, e che quindi ci troviamo in un mondo di abbondanza dove tutti hanno accesso e dove la caratteristica più rilevante potrebbe assumere il nome di The Passion Economy dominata da piattaforme che hanno diversi punti in comune:
Questo porterebbe anche alla configurazione di un mercato del lavoro che si potrebbe definire di Brokerage dove prevalgono le competenze che vengono offerte e acquisite al di là dei confini organizzativi.
Dall’altra si configura il rischio di concentrare il potere nelle mani di poche corporation globali, il cui potere ha già superato quello di molti singoli stati, non solo in termini economici ma di influenza globale e di azione sulle persone. In questa prospettiva si inserisce anche il continuo downsizing con la crescita della disoccupazione, soprattutto per le persone con scarse competenze, e una maggiore instabilità in termini di sicurezza lavorativa. In questo scenario si iscrivono anche alcune delle “21 tesi per il 21 secolo” di Yuval Noah Harari in cui si sottolinea il rischio di un mondo non più diviso tra ricchi e poveri in senso convenzionali, ma tra padroni e fruitori delle tecnologie ed esclusi, in cui il problema si sta spostando dallo sfruttamento, che ha caratterizzato i secoli precedenti, all’irrilevanza, che è ben peggiore, secondo Harari, poiché creerebbe una “classe di inutili”, inutili non per i loro amici o famiglie, inutili sotto il profilo economico e politiche, il che aumenterebbe il divario di classe.
La costante connessione personale nella vita privata e sul lavoro sta portando verso una forma di rating personale istantaneo delle performance. Sta già accadendo con la Gig Economy dove lavori a basso valore intellettuale sono misurati scientificamente e dove gli algoritmi gestiscono i lavoratori per utilizzare al meglio le risorse, che spesso si oggettivista in forme di sfruttamento senza controllo e ammortizzatori sociali.
Un punto particolare di attenzione va posto alle società in cui il controllo di stato centralizzato è particolarmente accentuato. Ad esempio in Cina dal 2014 è in corso un’esperimento di trust score, basata sul fatto che la maggior parte delle nostre attività viene costantemente e quotidianamente monitorata e valutata. La Cina ha semplicemente immaginato di creare un Citizen Score per identificare, attraverso un rating dei comportamenti, coloro con cui interagiamo per stabilirne l’affidabilità, questo perché la storia bancaria della Cina è talmente recente che sta cercando delle modalità per comprendere l’affidabilità dei propri cittadini. Ma questo pone anche dei dubbi sulle potenziali conseguenze dal punto di vista dei diritti civili. Puoi trovare maggiori approfondimento in Business Agility. Questo aspetto viene definito Capitalismo della Sorveglianza.
Questo scenario è stato ipotizzato in modo specifico da RSA per il Regno Unito, ma vale per qualsiasi paese in cui si intravede l’interruzione dei finanziamenti pubblici per l’innovazione e per l’educazione, fattori che intrappolano un paese in una condizione di bassa qualificazione, bassa produttività e bassi salari. Questo scenario è caratterizzato da un’economia rallentata, un crollo nella fiducia del capitalismo come modello sociale che viene sostituito da modelli economici alternativi, quali cooperative di mutuo interesse per soddisfare i bisogni economici fondamentali nel settore alimentare, energetico e bancario. Fenomeno che si è già verificato con la creazione di monete locali alternative in diverse città greche o in Sardegna con il Sardex, durante la crisi economica del 2008 e che ha permesso di riattivare le economie locali. Questo scenario vede anche la riscoperta di una vita più autosufficiente al di fuori dei grandi centri urbani.
Questo scenario prefigura un futuro di “gestione responsabile”, il che significa che la rapida evoluzione tecnologica è accompagnata da una crescente consapevolezza dei suoi pericoli così come dei benefici. E che le organizzazioni sempre più tecnologiche accompagnano questo cambiamento coinvolgendo le parti interessate e attraverso la creazione di nuovi prodotti e servizi che funzionino alle condizioni di tutti.
In questo scenario rientrano gli enormi investimenti che stanno facendo alcune corporation globali per il “reskilling” dei loro lavoratori.
Secondo RSA questa tendenza è fortemente apprezzata ma “porta con sé una nuova sfida del lavoro emotivo, definita come gestire le proprie emozioni, anche reprimendole, per soddisfare i bisogni degli altri".
È interessante notare come nessuno degli scenari offre una soluzione ad ogni problema e che probabilmente si stanno affacciando in modo congiunto senza che l’uno escluda gli altri.
È altresì importante osservare che tutti questi scenari implicano un radicale cambiamento del modo di pensare e che in ognuno di questi scenari sono presenti gli elementi alla base del paradigma di autonomia anche se in misura e con valori differenti. È ormai un dato di fatto che ci muoviamo sia verso un mondo tecnologico che un mondo in cui le decisioni, per essere efficaci, sono distribuite. Le organizzazioni che sapranno configurarsi come organizzazioni capaci di sperimentare ed apprendere rapidamente evolveranno, quelle che non sapranno farlo non solo condanneranno i propri lavoratori ad un basso livello di competenze ma di fatto si estingueranno (Source: Forbes). Per questo oggi la Business Agility non è più soltanto desiderabile, è più che mai necessaria.