Agile è al centro delle conversazioni professionali. È di moda. Quando un’azienda ricerca soluzioni per portare innovazione e cambiamento all’interno del proprio business si imbatte inevitabilmente in Agile.
Questo è un progresso positivo. Quando nel 2018 abbiamo iniziato Agile School per diffondere consapevolezza su che cosa significhi essere Agile e come le aziende effettivamente lo adottano, non era cosa così evidente.
Abbiamo attraversato la fase degli early adopters per arrivare alla late majority, e lungo questo percorso Agile si è diffuso: metodi, pratiche, strumenti e approcci che si collocano sotto il suo cappello sono oggi disponibili per qualsiasi organizzazione. Questo rappresenta il ciclo naturale dell'innovazione e una conseguenza inevitabile del successo riscontrato dagli early adopters con Agile.
Tuttavia, questa evoluzione porta con sé un nuovo insieme di sfide da affrontare e opportunità.
All’interno delle organizzazioni i team tecnologici e di prodotto sono i primi ad entrare in contatto con Agile, spesso imbattendosi per prima cosa in Scrum. In alcune di esse è efficace. In altre meno, ma Agile è sempre presente.
Prendiamo la storia del cellulare come analogia.
All’inizio era un’invenzione destinata a pochi innovatori che ne vedevano i benefici, successivamente è diventato un prodotto per pochi che potevano permetterselo ed infine, grazie a ulteriori innovazioni, è diventato un bene accessibile alla maggioranza. Anzi, direi che non possiamo più farne a meno.
Agile oggi si trova proprio qui.
Secondo un report steso da Business Agility Institute e Scrum Alliance dal titolo “Skills in the new world of work" che tenta di rispondere alla domanda: "Quali sono le competenze Agile più richieste dalla forza lavoro di oggi?", in molte carriere possedere delle competenze Agile è diventato un requisito. Certo ci sono sempre i bollini delle certificazioni come quelli di International Consortium for Agile (ICAgile), Scrum.org, Scrum Alliance, SAFe o PMI che se aggiunti al proprio curriculum attestano il possesso di competenze Agile secondo alcuni standard e in fase di assunzione aiutano le persone a distinguersi dagli altri candidati.
Ma secondo questo report le cose stanno un po’ cambiando.
Le organizzazioni ricercherebbero la conoscenza pratica dei principi agili in tutti i ruoli, non solo in quelli tipicamente Agile come lo Scrum Master o l’Agile Coach. Questa ad esempio, rappresenta il 36% delle competenze ricercate, evidenziando la necessità di una mentalità agile diffusa in tutta l'organizzazione. Ad esempio, un addetto alle vendite con competenze Agile può applicare principi agili alla chiusura degli affari, senza per forza essere certificato Scrum Master, dimostrando la flessibilità di queste competenze.
La diffusione delle pratiche agili sta facendo emergere un altro interessante trend. Ovvero, il valore delle competenze di coaching in ruoli come quello del manager. Questo sottolinea la necessità di unire competenze tecniche, le hard skill, alle competenze agili. Rimangono al centro dell’attenzione le competenze umane, le soft skill. In particolare intelligenza emotiva ed empatia sono richieste dal 24,6% delle organizzazioni. Comunicazione, collaborazione, risoluzione dei problemi e creatività sono ora più critiche delle competenze funzionali, sottolineando l'importanza del lato umano nei luoghi di lavoro.
Già nel 2018 molte aziende italiane stavano effettuando sperimentazioni, progetti pilota, programmi di formazione e innovazione con l’ottica di modificare il proprio modello di business per diventare Agile. Ma solo perché queste aziende lo fanno da 5 anni non significa che lo siano diventate o che possano andare ancora avanti così senza ampliare le proprie prospettive di far diventare l’intero business Agile, di considerare l’agilità dell’intera azienda. Non sono qualche team, non solo qualche dipartimento. Tutta l’organizzazione significa TUTTA. Nessun dipendente escluso.
Questa è la vera sfida.
Nel panorama di metodologie, pratiche e strumenti Agile un nuovo approccio sta prendendo piede e si posiziona come l’alternativa alle metodologie più conosciute come Scrum, Spotify, SAFe o O&KRs. Stiamo parlando di Obeya che non è affatto una nuova invenzione, poiché deriva da casa Toyota come tanti principi legati ad Agile, al Lean Thinking e al Toyota Production System (TPS).
Per quanto riguarda la diffusione e la creazione di consapevolezza su Obeya, un gran lavoro lo sta svolgendo Obeya Association, in Olanda, dove esiste già una comunità di persone che lo mettono in pratica.
La nuova sfida legata ad Agile può essere superata con Obeya Management System. Un approccio che trascende e include qualsiasi metodologia Lean Agile. Il sistema di Visual Management che allinea strategia ed execution attraverso l’architettura collaborativa.
Per adottare questo approccio le organizzazioni non hanno bisogno di certificare schiere di Scrum Master o Agile Coach, non hanno bisogno di aggiungere meeting Agile a quelli già esistenti e nemmeno di copiare e incollare una delle tante metodologie Agile per incastrarla nel proprio modello di business.
Obeya è un luogo fisico, virtuale e mentale che funge da cervello del sistema, il luogo delle riunioni, la sede delle principali informazioni. Obeya Management System è il sistema operativo organizzativo costituito dal Visual Management System da una parte e dall’Architettura Collaborativa dall’altra, che insieme permettono la collaborazione all’interno del team e tra più team, l’auto-coordinamento, di vedere l’andamento del lavoro, risolvere i problemi, condividere informazioni e prendere decisioni rapide attraverso il consenso.
Obeya Management System è un potente sistema di management team-centrico che crea un elevato livello di collaborazione, trasparenza, comunicazione, decisioni rapide, e responsabilità.
Per comprendere appieno di che cosa si tratta, scarica l’estratto del libro Obeya Management System e prenota un incontro conoscitivo per chiarire qualsiasi dubbio e ricevere consigli adatti al tuo contesto lavorativo.